Com’è noto l’ansia, che non è necessariamente un disturbo ma che può diventarlo se condiziona il funzionamento psichico di un individuo, è un’emozione molto diffusa che ha una pluralità di sfumature e che può verificarsi in tantissime condizioni.
L’ansia generalizzata o un comportamento ansioso come un attacco di panico, un ossessione compulsiva che genera rituali, una fobia di qualsivoglia può impattare negativamente sulla vita di tutti i giorni ed è quasi sempre legata ad un evento scatenante che spesso non è di facile identificazione.
Si tratta di un malessere profondo che può portare ad una sofferenza di lungo periodo, a persistenti comportamenti di difesa, a compulsioni, a paure (come quella di impazzire o di morire), a fobie o a insicurezza nei compiti che la vita ci mette di fronte.
Esistono tre elementi che compongono uno stato ansioso patologico:
L’eccessiva considerazione del pericolo e la sottovalutazione della capacità di affrontarlo a l’elemento cognitivo che crea la sensazione di incertezza relativa ad un pericolo imminente.
Il rapporto con il pericolo è centrale nel caso di individui con ansia patologica che diventano vulnerabili e soggetti a situazioni di stress significative. I problemi possono manifestarsi sia a livello fisico (ad esempio incremento nella frequenza del battito cardiaco, eccessiva sudorazione, problemi di digestione, tremore, dilatazione delle pupille e abbassamento delle difese immunitarie, nausea, fatica a respirare) e sia a livello emotivo (paura, apprensione, disagio, mancanza di sicurezza in se stessi e via dicendo, rabbia).
La persona ansiosa tende ad adottare un comportamento di evitamento di ogni evento che può scatenare il sintomo.
Com’è noto, lo psicoterapeuta che deve affrontare un caso di ansia patologica, deve da una parte fornire un ausilio concreto per identificare gli eventi scatenanti e rielaborare i conseguenti traumi. Dall’altra, l’obiettivo è quello di fornire al paziente nuove risorse e maggiore certezze per superare i problemi che creano ansia.
In questo senso il metodo EMDR aiuta sia per ricordare le esperienze che hanno generato lo stato d’ansia e le prime manifestazioni, e sia per alleviare e poi demolire le reazioni sia fisiche che emotive. Identificare rapidamente la fonte del disturbo (come un lutto, un maltrattamento subito, un abuso o altri traumi più o meno reconditi) è la base di partenza per stabilire la giusta strategia di elaborazione e quindi portare il paziente a vivere più serenamente.